
Lorenzo Ciccarelli,
Associate Director di Willis Towers Watson
La pandemia ha avuto un grande impatto sul modo di lavorare delle persone del Network KPMG, così come di quelle di gran parte delle organizzazioni, sia a livello nazionale, che internazionale. Per comprendere meglio le nuove forme di lavoro, tra modelli tradizionali, smart working e hybrid working, Lorenzo Ciccarelli, Associate Director di Willis Towers Watson, illustra conseguenze e trend futuri del fenomeno.
Willis Towers Watson è una multinazionale britannico-statunitense che si occupa consulenza aziendale in termini di politiche, gestione del rischio, brokeraggio e sviluppo dei talenti; i professionisti di Willis Tower Watson possiedono competenze specifiche e una conoscenza approfondita del mercato delle Risorse Umane e delle direzioni in cui sta evolvendo.
L’emergenza pandemica ha accelerato il lavoro da remoto
Prima della pandemia le stime in Italia (Politecnico di Milano) parlavano di circa 500.000 Smart Workers ‘ufficiali’; ad aprile 2021 la Fondazione Studi Consulenti del Lavoro ha stimato 5,4 milioni di dipendenti che svolgevano la loro attività da remoto.
Questi numeri ci fanno comprendere come, prima della pandemia, solo alcune aziende erano già pronte – da un punto di vista regolamentare, culturale e di processi/strumenti – ad applicare una modalità di lavoro da remoto. Queste aziende hanno ovviamente risentito solo parzialmente dell’effetto della pandemia. Per tutte le altre, l’applicazione di un regime emergenziale ha, da un lato, accelerato un processo di passaggio a modalità di lavoro smart; dall’altro ha fatto emergere, in molti casi, la necessità di intervenire su aree critiche, quali appunto la cultura aziendale (non solo dei collaboratori, ma anche dei manager), i processi e la strumentazione di lavoro.
New Normal e programmi più diffusi per il 'Next Normal'
Diverse aziende hanno colto nel lavoro emergenziale da remoto un’occasione per attivare e/o rafforzare policy di smart working strutturate, prevedendo la possibilità per i propri dipendenti – anche in situazione di normalità – la possibilità di lavorare per alcuni giorni della settimana in modalità smart. Molte aziende, in questo contesto, stanno anche ripensando gli spazi fisici dei loro uffici – in un’ottica di activity-based working – prevedendo ambienti di dimensioni più contenute, ma maggiormente funzionali alle nuove modalità di lavoro ibride (in ufficio e a distanza).
Parallelamente, un numero sempre crescente di aziende sta investendo in programmi di wellbeing, anche sulla scorta degli impatti causati dalla pandemia e i conseguenti periodi di lockdown.
Le nuove aspettative dei candidati e dei dipendenti nella definizione del Total Reward Statement
I dipendenti e i candidati – negli ultimi anni in generale e, a maggior ragione, post-pandemia – identificano nella conciliazione vita privata-vita lavorativa, il cosiddetto work-life balance, uno dei driver di maggior importanza nel valutare la propria o una potenziale nuova azienda. Questo si traduce – in concreto – in pacchetti di Total Reward nei quali assumono una centralità sempre maggiore elementi quali il welfare/wellbeing e, ovviamente, la possibilità di lavorare, almeno parzialmente, a distanza (politiche di smart working ben definite).
Uno sguardo ai trend del resto d’Europa
Anche nel resto d’Europa i trend appaiono comparabili alla realtà italiana; a fronte di un incremento molto significativo del lavoro da remoto nel corso della pandemia, si prevede che solo una parte dei lavoratori – in media circa il 42%, in linea con il dato italiano – tornerà a modalità di lavoro tradizionali (principalmente in ufficio); le aziende, infatti, preferiranno mantenere almeno modalità di lavoro ibride (in ufficio e a distanza, in egual misura) o, nei casi più innovativi, implementando modalità dove il lavoro in ufficio resti solo come una possibilità ‘residuale’ rispetto al lavoro a distanza.
Il workplace/lavoro del futuro
Già oggi le aziende stanno ripensando i loro ambienti di lavoro, riducendo le dimensioni degli uffici creando però – in un’ottica di cambiamento della cultura organizzativa – spazi comuni di aggregazione; questo perché, a nostro avviso, l’ufficio fisico nel corso dei prossimi anni diventerà sempre più uno spazio di socializzazione e confronto portando le aziende a abbracciare un concetto di working everywhere che dovrà, necessariamente, essere associato a percorsi di change management.
La cultura aziendale il driver della ridefinizione del modello organizzativo
Tutti gli elementi costitutivi un approccio di lavoro smart (regolamentare, tecnologico, di processo, ecc.) sono subordinati ad un forte cambiamento culturale nei manager e nei collaboratori; nessun progetto di smart working ben definito, supportato da tecnologia avanzata e da processi chiari e trasparenti potrà avere successo se le persone non saranno adeguatamente accompagnate in questo percorso di ripensamento delle modalità di lavoro, interazione con i colleghi e gestione del tempo e delle attività lavorative.